IL PROFUMO DEL ROSOLIO
i balconi vestiti a festa in onore di Sant'Efisio L'ospitalità dei cagliaritani si tocca con mano nel giorno dedicato alla festa di Sant'Efisio, in una di quelle usanze legate al culto del santo, e tra le più radicate fra i fedeli: il balcone condiviso.
E' probabile che già nel 1564 , anno della prima sagra , quella voluta dal ricco mercante cagliaritano Beniamino Flores , i cagliaritani che abitavano lungo il percorso, che allora partiva dalla Cattedrale in Castello e arrivava alla chiesa di Sant'Efisio in Stampace, abbellissero i propri balconi in segno di devozione.
Sappiamo come Flores , promotore e sponsor della processione , avesse finanziato e provveduto alla ramadura, ai musicanti e al rifacimento delle coperture della chiesa. Tutto in grande stile.
E' facile pensare che anche i nostri avi stampacini aprissero quelle case con l'affaccio sulla processione ad amici e parenti. Da uno sguardo alle immagini in b/n delle prime processioni fotografate, alcune risalgono all' 800, si possono notare balconi gremiti di persone vestite a festa, in atteggiamenti allegri e ridenti.
Anche i Savoia seguirono la processione di Sant'Efisio da un accogliente balcone. Probabilmente solo nella mesta processione del 1943,la più triste di sempre, Efisio non venne applaudito dall'alto per l'ovvio motivo che i balconi non c'erano più, e neanche i cagliaritani sopravvissuti ai bombardamenti , sfollati nei paesi dell'interno. Negli anni '60 e '70 le foto riportano fiumi di gente per le strade , dai Salesiani in viale fra' Ignazio fino alla via Roma.
Non si montavano ancora le tribune lungo il percorso.
Così le strade erano stracolme , e le abitazioni con le finestre strategiche erano prese d'assalto.
Chi aveva casa lungo il percorso, aveva cura di addobbare i balconi con ricchi drappi rosso porpora e linde tovaglie dai bellissimi ricami ,vi si mettevano le sedie buone per le signore, insomma tutto pronto ad accogliere amici ,regalare loro un affaccio privilegiato sulla festa e fare public relations. Con l'andare del tempo questa usanza del balcone condiviso, così mi piace chiamarla, si è un po' perduta.
Martedì scorso nelle vie lungo il tragitto del cocchio sollevando lo sguardo si potevano vedere poche finestre vestite a festa, soprattutto nella via Azuni e nelle immediate vicinanze della chiesa del santo.
Per il resto , solo quelle scampate alla colonizzazione dei b& b e domu.
E sì, i balconi gremiti sono sempre meno, ed è un peccato.
Un balcone che si affaccia sul percorso di una delle più colorate processioni a carattere religioso del mondo.
Avere la fortuna di poterne disporre, e condividerlo con amici e le loro famiglie, questa è una delle più belle abitudini dei cagliaritani.
Che poi il balcone condiviso sia solo un alibi per trascorrere la giornata in allegria e trattenersi a pranzo, è pacifico.
Colgo l'occasione per fare un appello ai lettori di valepassaparola.it affinchè la tradizione del balcone condiviso venga protetta e tramandata. Seguire la sfilata dall'alto, in uno dei pochi balconi superstiti, e in un attimo sentirsi fortunati. Mi sono sentita così martedì scorso, in una bellissima e suggestiva abitazione nel Largo Carlo Felice, carica di storia, diventata punto di riferimento di un gruppo di amici che di anno in anno si ritrovano per il primo di maggio, magari con famiglie cresciute, bambini diventati adulti, e nuovi arrivati, per una giornata all'insegna della gioia condivisa. Brindisi d'ingresso a base di deliziosa freschissima sangria , perfetta atmosfera festosamente friendly, un viavai continuo di ragazzi di ogni età, racconti , storielle e aneddoti divertenti e interessanti sulle abitudini casteddaie (come la tortura rai rai *).
Se poi il balcone si condivide con un grande conoscitore di detti popolari e leggende, arricchisci il tuo bagaglio di conoscenza... e mi torna in mente un altro amato balcone ospitale ed accogliente❤ sul percorso di Efisiu Gloriosu, nel viale Fra' Ignazio . Il pensiero vola agli anni a cavallo fra i '60 e i '70 , sento ancora il vociare dei gruppi folcloristici che fin dalle 6 del mattino arrivavano all'istituto dei Salesiani da cui prendeva inizio la sfilata, il calpestio degli zoccoli dei cavalli ricoperti di fiori coloratissimi, ogni tanto un fuggi fuggi fra la gente per uno scarto improvviso di un cavallo imbizzarrito che rompeva le fila, l'arrivo dei parenti e degli amici alla spicciolata, il senso di libertà per noi bimbi tirati a lucido per la festa, un continuo salire e scendere in strada, le foto in posa sulle traccas , il profumo irresistibile de su coccoi appena sfornato , l'emozione di salire sul cavallo.
E poi il profumo dei ravioli fatti a mano dalla nonna Giuseppina, con ricotta e bietole, la gallina ripiena e la zuppa di pesce , "sa cassola", alla santantiochese, squisiti amaretti, e il profumo gentile e persistente del liquore di Rosolio, servito nei bicchierini di cristallo colorati, spesso con l'orlo bordato in oro zecchino.
L'aroma del Rosolio, credo che mi accompagnerà per tutta la vita, come il mio personalissimo legame con Efisio Martire Glorioso.
Valentina Ragazzo
@valepassaparola
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